In provincia di Chieti i morsi più duri della crisi.

chieti 13_industrie.jpg

Forte calo dell’occupazione nella zona dei grandi insediamenti industriali

CHIETI – Proprio la provincia abruzzese che per anni è stata la locomotiva dell’economia regionale ora è quella che più soffre i morsi della crisi. È quanto emerge dall’analisi che la Cna ha elaborato in occasione del forum dal titolo “Abruzzo in sofferenza, Chieti provincia in crisi”. Almeno quattro gli indicatori della grave situazione della provincia teatina: flessione del numero di imprese, calo dell’occupazione, caduta del credito, stagnazione della popolazione. I dati, elaborati dal centro studi regionale della Cna su diverse fonti ufficiali (Istat, Bankitalia, Infocamere) dicono che nel biennio 2009-2010 la caduta dell’occupazione nel territorio provinciale è quantificata in ben 11.311 unità in meno, gran parte delle quali nei settori deall’industria e dei servizi.

«Valori assoluti – si evince dallo studio della Cna – confermati anche dall’andamento del tasso di occupazione, fermo al 53,4 per cento, contro una media nazionale del 56,9. Tra 2009 e 2010, i senza lavoro sono stati 5.996 con un tasso di disoccupazione oltre il 10 per cento. Altro dato negativo quello della nascita di nuove piccole e piccolissime imprese: all’Aquila +838 unità; Teramo +649; Pescara +697. La sola provincia a far registrare nel biennio 2009-2010 una totale stagnazione è quella di Chieti, ferma ad appena +25». E ancora: «Pressoché nulla, sempre nel Chietino, la crescita del credito, che invece ha contraddistinto l’andamento delle altre province della regione. Nei primi nove mesi del 2010, è stato infatti l’unico territorio sostanzialmente “immune” dal benefico vento di ripresa di cui hanno beneficiato soprattutto le famiglie, e che ha fatto segnare all’Aquila un aumento di 364 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a Teramo di 576 milioni, a Pescara di 601 e a Chieti di appena 134.
Gravissimo, a completare il quadro fosco che il credito produce, l’andamento delle “sofferenze”, ovvero le somme che le banche non riescono più a ottenere dalla propria clientele: nei primi nove mesi del 2010, in provincia di Chieti hanno subito un incremento di 177 milioni, pari al 68,92 per cento».
In provincia di Chieti ristagna pure la popolazione: a fronte della crescita demografica, nel decennio 2001-2010 di Pescara (+1992 unità), di Teramo e dell’Aquila (+556 e +649), il chietino “guadagna” l’ultima posizione con appena 271 unità. Ma la Cna formula una proposta di rinascita in cinque punti: rilanciare gli strumenti che avevano posto la provincia di Chieti all’avanguardia della programmazione territoriale; puntare su un modello di sviluppo eco-compatibile che favorisca la promozione del turismo; investire nelle fonti energetiche rinnovabili; istituire un fondo di garanzia per aiutare le imprese, soprattutto le più piccole; intensificare il confronto istituzionale con le imprese. Punti illustrati dal direttore provinciale della confederazione artigiana di Chieti, Letizia Scastiglia: «Istituiamo i gruppi di lavoro, intensifichiamo i momenti di confronto e ampliamo la partecipazione ai sindaci dei comuni di quelle aree della provincia colpite dalla crisi».

In provincia di Chieti i morsi più duri della crisi.ultima modifica: 2011-07-05T15:46:50+02:00da vivrescanno
Reposta per primo quest’articolo

I commenti sono chiusi.