Scanno, quarant’anni fa ci lasciava Don Manfredo!

Dal profilo Facebook di “Famiglia Salesiana di Scanno”


1C639728-8DE7-4B21-B81B-298DC926B299Sono trascorsi quarant’anni da quando un accadimento si succedeva ad un altro in rapida successione e sembrava andasse a colpire un unico obiettivo, e così il 9 febbraio 1980 giunse a Roma la notizia: «Hanno ricoverato Don Manfredo, un infarto. E’ grave». Allora, anche se “infarto” non voleva più dire “è morto di subito”, si cominciava a distinguere tra grave e non grave, se cioè bisognava attendersi di tutto nei dieci giorni successivi o se c’era qualche speranza di battere la virulenza del male.


Lo avevo salutato la sera dell’Epifania dopo il “bacio del Bambino” prima di tornare a Roma. Di li a qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno la veneranda età settantun’anni, si veneranda perché all’epoca settant’anni per molti era ancora un traguardo agognato. Durante le vacanze natalizie non aveva fatto altro che colpevolizzarsi per il furto della sacra immagine della Madonna del Lago; sento ancora il suono di quel pugno tirato sul tavolo che aveva tutta l’aria di una sua dichiarazione di impotenza. Ambasce familiari, personali e ogni altra cosa passavano in second’ordine, era come se tre secoli di storia e di fede fossero stati cancellati per sua incuria. E già anche personali perché i segnali arrivano: «Ieri durante la messa ho avuto un dolore ad un ginocchio. Non riuscivo a rialzarmi dopo l’ultima genuflessione». E si grattava la gamba, ma non diceva se il dolore persisteva.
Scrivere di Mons. Manfredo Carfagnini nato a Scanno il 13 gennaio 1909 e morto il 19 febbraio 1980 è assai difficile perché – al di la di quelle poche date che segnano la sua vita pubblica – la gran parte della sua opera di uomo, di pastore e di educatore è segnata negli infiniti rapporti che sapeva intessere e mantenere con chiunque incrociasse sulla sua strada avvolgendoli in un’aurea di profonda intimità individuale. Nulla veniva fatto per pubblicità, ma per servire un pubblico sempre maggiore.
Avviato agli studi presso il seminario diocesano di Sulmona e poi in quello regionale di Chieti, cantò messa a 23 anni (24 luglio 1932) e per scelta pontificia fu inviato subito dopo a Salerno come vice-rettore del nuovo Seminario Regionale della Campania, inaugurato il 22 ottobre 1933 e posto alle dirette dipendenze del Vaticano. Rettore venne nominato monsignor Roberto Nogara che grande parte ebbe nella formazione di Don Manfredo; in seguito eletto arcivescovo di Cosenza lo volle ancora con se in quella sede vescovile quale suo segretario personale e al contempo lo nominò parroco di Figline Vegliaturo (CS).
Sul finire del 1935 rientrò nella nostra diocesi di Sulmona e Valva per ricoprire l’incarico di vice-rettore del seminario diocesano. Fu nominato canonico della Cattedrale di San Panfilo, cerimoniere vescovile e il 23 settembre 1939 prese possesso come parroco di Introdacqua.
Il 28 dicembre 1952, fu nominato parroco di Scanno in sostituzione di Don Pietro Ciancarelli le cui condizioni di salute andavano sempre più aggravandosi; venticinquesimo scannese parroco del suo paese natio dal 1356. Il 22 ottobre 1958 fu insignito dell’onorificenza di Cappellano Segreto Soprannumerario (oggi denominata Cappellano di Sua Santità).
Scanno deve andare orgoglioso di Don Manfredo non solo per l’impegno profuso nella conservazione della fede e delle proprie tradizioni religiose e culturali, ma anche per l’impegno nell’ambito dell’educazione; fu anche grazie alla sua costanza e pervicacia che fu possibile l’attivazione della scuola media nel nostro paese dopo la riforma della scuola dell’obbligo che agevolò tanti ragazzi nello studio. Fede e cultura fu la sua costante di vita che negli ultimi anni lo spinse fino a curarsi della ricerca storica anche come editore.

Scanno, quarant’anni fa ci lasciava Don Manfredo!ultima modifica: 2020-02-19T14:04:56+01:00da vivrescanno
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