Lavoro in Abruzzo … come favorire la crescita

lavoro carriola_omino_530x400.jpgIl tema sarà affrontato  venerdì  10 giugno 2011 ore 16,00      

Grand Hotel Adriatico – Montesilvano (Pe) 

 

    

 FORUM REGIONALE SULLO  STATO DEL LAVORO IN ABRUZZO 

                               

La crisi continua a far sentire le sue conseguenze in Abruzzo. La nostra regione è cresciuta nel 2010 solo dello 0,5%  –  tre volte meno rispetto alle regioni settentrionali, a fronte di uno sviluppo nazionale dell’1%.  Se già la ripresa del nostro Paese è molto più bassa rispetto a quella del resto d’Europa, quella dell’Abruzzo marcia a passo di lumaca.       

Tenendo presente che tra il 2004 ed il 2008 il PIL, l’indicatore per antonomasia, pro-capite regionale è sceso al di sotto del 75% di quello medio europeo a 15 Paesi, valore che prima dell’allargamento avrebbe portato la regione ad essere inserita in quelle “in ritardo di sviluppo. Il dato relativo all’anno successivo (76,3%) non è stato ancora positivo laddove si tenga conto che il tasso di crescita dell’economia regionale è stato inferiore a quello nazionale e dello stesso Mezzogiorno. I definitivi dati del 2010 hanno confermato l’inesorabile ritardo dell’Abruzzo. Quell’Abruzzo che continua a perdere posti di lavoro con un calo dell’1,9% di occupati rispetto al 2009, distribuiti in maniera piuttosto omogenea  tra le quattro province.       

Gli occupati in Abruzzo sono 505.495 (IV trimestre 2010), pari al 56,6%. Negli ultimi due anni, dunque, il tasso di chi ha un impiego in Abruzzo è diminuito di tre punti, nel primo trimestre del 2008 era al 59,6%. Il dato più drammatico riguarda le donne: passate dal 2008 al 2010 dal 47,9% al 45,4%, su una occupazione femminile nazionale del 51,4%.       

Le persone in cerca di occupazione in Abruzzo sono circa 51 mila, di cui circa 26 mila donne.       

Il numero di abruzzesi avviati al lavoro attraverso i centri per l’impiego o attraverso le società di somministrazione sono tra luglio 2009 e giugno 2010 169.012, una lieve crescita del 3,4% rispetto al periodo precedente, un terzo del numero degli occupati. Tale lieve aumento è sostanzialmente dovuto al forte incremento della provincia dell’Aquila (+ 19,3%), che aveva però conosciuto un calo drammatico nel periodo precedente a causa delle conseguenze economiche e produttive del terremoto. In tale quadro, l’elemento di rottura è ancora una volta quello di genere: in tutte le province il numero di lavoratori avviati e somministrati uomini è sempre maggiore rispetto al corrispettivo numero di donne. Non solo, la crescita della componente femminile è sempre inferiore rispetto a quella maschile. Infatti, se nel periodo considerato, a livello regionale,  la componente maschile è aumentata del 7,6%, quella femminile è persino diminuita dell’1,5%. Un altro dato estremamente interessante e preoccupante è che tra i lavoratori avviati e somministrati, solo il 30,3% ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato, mentre il 69,7% è stato assunto con contratti a termine.       

I lavoratori parasubordinati abruzzesi sono 25.596 (dicembre 2009), di cui la maggioranza sono collaboratori a progetto, pari al 50,2% del totale.  Un quarto sono amministratori, sindaci e con altri ruoli societari. Il 7,25% sono i co.co.co delle pubbliche amministrazioni, il 4% è associato in partecipazione, il 3,7% riceve borse di studio dal MIUR come dottorando o assegnista di ricerca, il 3,1% è un medico specializzando, il 7,3% è impiegato in altre forme di collaborazione.  Colpisce la crescita del 60,2% dei dottorandi / assegnisti di ricerca nella sola provincia di Pescara. Appartengono alla categoria dei professionisti parasubordinati 3.689 lavoratori, di cui 2.259 uomini e 1.430 donne.       

Insomma, cresce la precarietà in Abruzzo, solo una parte minore dei lavoratori atipici sono professionisti, che pure chiedono maggiori protezioni,  il resto è costituito da lavoratori di fatto subordinati  assunti con forme contrattuali non tutelate.  Questo dato sembrerebbe confermato dal fatto che dal 2008 a dicembre 2009 i lavoratori parasubordinati sono diminuiti del 7,3% ovvero di 2013 unità. Gli atipici sono i primi ad essere mandati via quando la crisi colpisce le aziende e le imprese dell’Abruzzo così come nel resto del Paese.       

I lavoratori autonomi abruzzesi al 2010 sono 107.504; di cui 44.055 artigiani, 47.944 commercianti, 15.505 coltivatori diretti.       

I lavoratori dipendenti occupati nel settore privato sono, a giugno 2010 240.548 rispetto a 36.380 aziende, di cui il 72,1% sono operai e il 26,4% impiegati, l’1,5% tra quadri e dirigenti.       

Che la crisi abbia continuato a colpire l’economia abruzzese e il mondo del lavoro è dimostrata dai dati sulla cassa integrazione nel quale, nel 2009, abbiamo segnato diverse performance a livello nazionale (+ 400%).       

Le ore concesse sono salite a 35.338.447, a fronte delle 6.364.310 del 2008, di cui il 67,1% di gestione ordinaria, il 17,1% di straordinaria e il 15,8% in deroga. Anche nel 2009, come nel 2008, l’industria assorbe la maggior parte delle ore  concesse per una percentuale del 78,7% ma a differenza del 2008 emergono anche le difficoltà delle imprese operanti nel settore del commercio, che ottengono il 12,7% delle ore concesse.       

Segnali positivi di dinamismo provengono dalle imprese abruzzesi, che rimangono la spina dorsale e l’energia vitale dell’economia abruzzese. Il tasso di crescita delle imprese abruzzesi è nel 2010 dell’1,47%, inferiore solo a Lombardia, Lazio e Calabria. Analizzando l’andamento delle imprese per settore di attività, si osserva tuttavia che il comparto delle costruzioni è il settore che traina la crescita del numero delle imprese, con particolare riguardo per la provincia dell’Aquila.  La ricostruzione dell’Aquila e della sua provincia può dunque diventare un’opportunità per rilanciare un’edilizia sostenibile.       

Negativi i saldi in tutta la regione del settore dei servizi. Reggono solo, con un lieve andamento positivo in numeri assoluti,  i servizi di informazione e comunicazione, le attività professionali, scientifiche e tecniche, i servizi di supporto alle imprese, l’istruzione e le attività artistiche, sportive, di divertimento ed intrattenimento. Un segnale di cambiamento del mercato del lavoro e delle professioni, ma anche una conseguenza del fatto che, in tempo di crisi, la creazione di imprese che non richiedono investimenti iniziali elevati né particolari qualificazioni professionali rappresentano uno sbocco appetibile.       

Complessivamente, ciò che emerge è un Abruzzo che perde terreno e rimane indietro rispetto alle altre regioni più avanzate e rispetto agli obiettivi ambiziosi che c’eravamo dati come comunità regionale dopo l’uscita dall’obiettivo 1, ossia dallo status di regione assistita.       

L’obiettivo che ci vogliamo prefiggere con il Forum del lavoro è di mettere nei prossimi dieci anni l’Abruzzo in linea con i traguardi di crescita sostenibile ed inclusiva, fissati nel documento dell’Ue “Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”.       

 Partiamo dai nostri valori rispetto agli obiettivi medi UE indicati per il 2020:       

·        Il nostro tasso di occupazione è del 56,6% (circa 20 punti % sotto)       

·        Il PIL investito in ricerca & sviluppo è dell’1% (66 punti % sotto)       

·        Il tasso di abbandono scolastico è del 15,6% (50 punti % sotto)       

·        La percentuale di giovani laureati è del 22,6% (la metà dell’obiettivo UE)       

·        La povertà tocca il 15,4% della popolazione (il doppio dell’obiettivo Ue).       

 Sono questi i parametri che vogliamo rovesciare, assumendo l’impegno e la missione di concorrere alla costruzione di un futuro europeo per il nostro Abruzzo in grado di fornire risposte adeguate alla comunità intera.       

        

La possibilità di riassorbire la disoccupazione  e di creare muove opportunità di lavoro dipende in primo ed  esclusivo luogo dalla crescita dell’economia che invece nel caso abruzzese è stagnante da troppo tempo. Ritrovare il cammino di una crescita più alta e duratura ed allo stesso tempo sostenibile, comporta sia l’introduzione di riforme che rimuovano gli ostacoli burocratici, corporativi e di altra natura che ne frenano le potenzialità, sia la realizzazione di scelte di politica economica,fiscale ed industriale consone al raggiungimento di questo obiettivo.

Ai partecipanti al Forum del lavoro chiediamo di offrirci idee e suggerimenti, sulla base delle priorità e degli obiettivi strategici che qui di seguito indichiamo.       

1.      Far crescere il capitale umano dell’Abruzzo, investire nel sapere e nell’intelligenza delle giovani generazioni, nella formazione e nella ricerca di qualità, nella scuola e nell’università.  Individuare le soluzioni e le proposte per creare una sinergia positiva tra scuola, università e mondo delle imprese, per una formazione che effettivamente sostenga i giovani e i lavoratori adulti ad entrare nel mercato del lavoro e a non esserne espulsi.       

2.      Rendere più facile e veloce l’apertura di un’attività economica. Far crescere le piccole e medie imprese locali. Creare le condizioni per una loro maggiore internazionalizzazione (capacità di andare nei mercati esteri). Rendere più facile l’accesso al credito.        

3.      Individuare quale politica di sviluppo deve darsi l’Abruzzo, quali i settori (green economy, turismo, automotive,  altro) sui quali investire, in che modo e con quali strumenti.       

4.      Aggiornare e realizzare relazioni sindacali favorenti lo sviluppo economico complessivo, la progressiva riduzione della precarietà, l’ampliamento del lavoro qualificato, l’ampliamento della partecipazione effettiva dei lavoratori (specie dei giovani lavoratori) ai processi decisionali, favorire il turnover delle rappresentanze dei lavoratori in fabbrica.       

5.      Contrastare la precarietà del lavoro.  Quali sono le misure di un possibile piano regionale, che si integri con politiche nazionali adeguate, per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e la loro stabilizzazione.       

6.      Far crescere l’occupazione femminile per rendere più facile conciliare lavoro, e famiglia; per incentivare le imprese ad assumere un maggior numero di donne; per estendere le tutele sociali alle donne che svolgono un lavoro precario o attività professionali.      

 

Lavoro in Abruzzo … come favorire la crescitaultima modifica: 2011-06-03T08:13:00+02:00da vivrescanno
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