La corruzione dello Stato è un problema innanzitutto economico

… sempre più il tema della corruzione è posto come problema economico e sociale.

CHE OVVIAMENTE OBBLIGA

 “TOLLERANZA ZERO”

IN CHIUNQUE RIVESTE RUOLI PUBBLICI DI VIGILANZA E CONTROLLO.





 

Dal quotidiano  “La Discussione”

L’antidoto è la qualità e la pubblicità dei conti

Come si può combattere la corruzione?
Questa domanda è retorica, poiché la risposta è nota da secoli. C’è un passaggio, a Venezia, che collega il cortile del Palazzo Ducale al bacino di San Marco che è più eloquente di una intera biblioteca di trattati sull’argomento. Questo passaggio è tappezzato da lapidi vecchie di secoli, che ricordano cittadini veneziani “che hanno rubato alla Repubblica” e sono stati per questo giustiziati. Tralasciando commenti di gusto molto dubbio, circa la difficoltà di trovare superfici adeguate per fare una operazione analoga oggi nel nostro Paese, abbiamo una prima risposta certa: la via giudiziaria, il rafforzamento di poteri di magistratura contabile, amministrativa, penale e di eventuale altro nuovo tipo, è certamente una risposta sbagliata.

Le norme attuali sono già sufficientemente complicate e in parte inapplicabili: non hanno ormai alcun potere deterrente, anche perchè il “quis custodiet custodes” è domanda purtroppo di amara attualissima attualità. Siamo ad una ovvia variante della “legge Cipolla” sui cretini: la percentuale di ladri sembra essere la stessa in ogni ordine sociale, e sempre sottostimata. Confrontando i vari ordinamenti sembra di poter concludere che non è il potere giudiziario la soluzione del problema, ammesso ma non concesso che non costituisca oggi nel caso italiano parte del problema. Il dubbio è più che legittimo per motivi che vanno oltre ai casi di corruzione tra magistrati venuti alla luce: nei Paesi che vengono ritenuti meno corrotti del nostro sembrerebbe che il potere giudiziario sia meno invasivo, conti meno di quanto conta in Italia. Si pensi al minor potere della Corte dei conti nei Paesi anglosassoni, e nella stessa Unione europea, e forse alla sua ben maggiore efficacia. Pensiamo anche alla stessa azione e formazione della cultura professionale della cosiddetta giustizia contabile: sono fondamentalmente dei revisori contabili che controllano in primo luogo le scritture contabili pubbliche, non celebrano “messe cantate contabili in latino o latinorum contabile”, non sono “teologi” del diritto contabile, ma “ragionieri”, nel significato alto del termine. Pensiamo anche al tema più e più volte sollevato, anche in Italia, dell’opportunità di abolire la giustizia amministrativa come entità separata dalla giustizia ordinaria: la nostra vita pubblica migliorerebbe abolendo Tar e Consiglio di Stato nella loro attuale versione? È tema che dovrebbe essere meglio approfondito, poiché quasi certamente è parte del nostro problema, non la sua soluzione. Dove allora cercare una risposta alla domanda retorica di cui sopra? In primissimo luogo, nella qualità e nella pubblicità dei conti: è la stessa risposta che vale per tutta l’economia ovunque nel mondo, poiché la corruzione dentro lo Stato non è tema etico o politico, ma in primo luogo economico, da risolvere con incentivi e disincentivi economici. Perché affannarsi ad inventare o cercare soluzioni diverse da quelle che funzionano ovunque meglio delle nostre? Se una certa percentuale di persone, poste da sole davanti ad una cassaforte aperta, ci mette le mani dentro, a prescindere da latitudine e longitudine del luogo, siamo davanti ad un problema antropologico insolubile, a meno di non cominciare dall’ovvio: non lasciare nessuno solo davanti ad una cassaforte aperta piena di soldi pubblici. È esattamente il contrario di quello che continuiamo a fare nel nostro Paese. Evitiamo con grandissima cura l’unica ovvia terapia contro la corruzione: non dare a nessuno il diritto di mettere non visto le mani nella nostra “cassaforte”, fare bene i conti, e farli vedere a tutti, sempre e ovunque. Alcuni esempi concreti notissimi a tutti. Ha senso permettere che una confezione monodose di prosciutto servita nell’ospedale A costi ai cittadini tre volte che nell’ospedale B, e che ci si rifiuti ostinatamente di mettere in rete preventivamente gli ordini ai rispettivi fornitori? Ha senso che un chilometro di autostrada oppure di ferrovia in pianura costi da due a tre volte qui rispetto a quello che costa là, perché le paroline “gara europea” vengono interpretate in modo comico, prima che inaccettabile? Ha senso che una licenza edilizia sia ovunque da noi uno strumento di politica economica per alzare a livelli assurdi la rendita fondiaria, e non il contrario? Se abbiamo ereditato da un periodo infausto leggi “mazzettogene”, dobbiamo stupirci se girano “mazzette”? Questi sono i ragionamenti che tutti dovrebbero fare. Non assurde celebrazioni dell’“ego savonarolico” di tizio o caio, che non solo non regge alla prova dei fatti, ma che è certamente vuoto di soluzioni efficaci. Perché non proviamo a copiare bovinamente le leggi degli altri, che sembrano funzionare meglio delle nostre ? Diceva Cattaneo che le buone leggi fanno crescere l’erba sulle scale dei tribunali.

La corruzione dello Stato è un problema innanzitutto economicoultima modifica: 2012-04-11T19:01:00+02:00da vivrescanno
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