Il presidente della Confindustria del L’Aquila su rete5.TV dichiara che l’avvento delle Unioni di Comuni, sia un’occasione storica per avviare le riforme perché con le Unioni – e certamente ancor di più con le Fusioni – si riesce a mettere mano alla riorganizzazione dei servizi, cioè alla parte più importante dell’architettura dello Stato.
SULMONA – “Sono scomparse le Comunità Montane, riassorbite dalle Unioni di Comuni, quelle che si prospettano come l’autoriforma che riformerà il Paese per via diretta. Un’occasione storica perché con le Unioni – e certamente ancor di più con le Fusioni – si riesce a mettere mano alla riorganizzazione dei servizi, cioè alla parte più importante dell’architettura dello Stato”. Ne è convinto Fabio Spinosa Pingue (foto), presidente di Confindustria L’Aquila.
“Una cosa che va capita subito è che la riorganizzazione dei servizi – spiega Pingue – per definizione stessa di servizio pubblico, necessita di un significativo bacino di utenza, per cui, esempi di ben 2 Unioni (anziché una soltanto) in sostituzione della vecchia comunità montana – come accade in Valle Peligna con esclusione della città di Sulmona, e nell’Alto Sangro – sono assolutamente da evitare in quanto il numero di abitanti di ciascuna Unificazione è fondamentale per la riuscita stessa della riorganizzazione/fornitura del servizio: una massa critica di abitanti che sia poco consistente (per es. 4000) non consentirebbe la creazione di servizi economici, efficienti ed efficaci, con il risultato … che non avremmo conseguito alcun risultato, ma solo perso una importante occasione. Certo le Unioni rappresentano solo l’hardware, e questo necessita di software, di programmi, intelligenze, di progettualità, di imprenditoria: siamo in un mondo nuovo nel quale le imprese possono sicuramente creare lavoro ma solo se sono parte di un disegno ampio che spetta alle Istituzioni. E’ vero che la legge sulle Unificazioni non ci dà numeri né sugli abitanti né sui Comuni, ma anche le pietre della Maiella sanno che la competizione nell’anno del Signore 2013 d.c. si concretizza facendo sistema, e che vinceranno quelle comunità nelle quali riusciremo a creare modelli virtuosi tra la P.A., il sistema delle Imprese ed il non profit. La vera svolta che ci prospetta questa nuova stagione delle autonomie – perché è così che deve essere letto il momento storico in corso, giammai come una imposizione venuta dall’alto – è quella della partecipazione delle comunità alla loro stessa vita, cioè della democrazia: una comunità che matura consapevolezza dei propri problemi non si paralizza per qualsiasi decisione, diversamente anche la collocazione di denaro pubblico a fondo perduto o quella di un’edicola diventa una questione insormontabile. Lo vediamo quotidianamente. Siamo al cospetto di imprese che chiudono quotidianamente, della scomparsa del lavoro, del salario o della pensione che finiscono a metà mese, del 40% di disoccupazione giovanile, del suicidio di chi prima produceva ricchezza – chiosa – ebbene, tutto questo inesorabilmente porta ad una percezione di inutilità e incapacità del comune che ci sta piegando ad una partita giocata in difesa. La reazione da innescare è recuperare l’attenzione dei cittadini, del mondo imprenditoriale, delle competenze in luogo degli “amici degli amici”, con l’obiettivo dichiarato di attaccare l’immobilismo che ci sta divorando come un cancro, di contaminare la politica con le competenze”. |