“Grandi opere frenate dalla burocrazia. Ogni ora di ritardo costa posti di lavoro”
L’allarme di Casini Benvenuti, direttore Irpet: “In Toscana emergenza disoccupati”
Firenze, 22 maggio 2011 – «SIAMO in una trappola», si lascia scappare Stefano Casini Benvenuti, direttore dell’Irpet e profondo conoscitore dei pregi (ormai pochi) e dei difetti (in aumento esponenziale) dell’economia italiana e di quella toscana in particolare. Spiega poi che la ripresa è trascinata dalle esportazioni, perché la domanda mondiale è l’unica che cresce. I Paesi emergenti comprano: Cina, India, ma anche Russia e Brasile. Lì c’è domanda da conquistare. Ma per centrare l’obiettivo bisogna essere competitivi. E qui arriva la trappola.
Dove?
«Per vincere nell’export servono imprese solide e un sistema di buon livello. La trappola, per la Toscana, sta nel sistema: cioè nelle infrastrutture. L’obbligo imposto dall’Europa di ripianare il debito toglie risorse agli investimenti pubblici. Il peso sul Pil dovrebbe passare dal 120% al 112% entro il 2014. Come? O si aumentano le tasse o si riduce la spesa».
E visto che aumentare le tasse non è popolare…
«Si riduce la spesa: quella corrente e quella per gli investimenti. Ridurre la seconda è più facile visto che la prima è fatta di salari e stipendi».
Come si aggira la trappola?
«Non c’è che un modo: coinvolgere il capitale privato in interventi che nel passato eravamo abituati a considerare pubblici».
Le terze corsie dell’autostrada, la Tirrenica, la FiPiLi, la pista parallela di Peretola si faranno col project financing…
«Naturalmente. Ma non basta. Perché queste opere servono a garantire la competitività futura. Abbiamo un problema grave nel presente: l’occupazione. Quella giovanile in particolare. E non mancano i cinquantenni che perdono il lavoro e non lo ritrovano».
Così abbiamo una vera emergenza: centomila disoccupati…
«Ora. Ma il rischio è che nei prossimi anni se ne aggiungano altri 60 mila se i tagli di spesa pubblica annunciati ci saranno davvero».
La Regione che cosa deve fare?
«Manovrare le poche leve fiscali che ha a disposizione ed intervenire sulle tariffe».
E deve partire l’offensiva sulle grandi opere annunciata da Rossi nell’intervista a La Nazione…
«I tempi sono importanti. Ogni ora, non dico giorno, ogni ora di ritardo ci costa reddito e lavoro».
Si può sburocratizzare la macchina delle autorizzazioni senza perdere margini di sicurezza?
«Ritengo che alcune accelerazioni si possano fare senza rischi. Anche se spesso, oltre alla burocrazia, contano i tempi delle decisioni. Fino a quando le scelte saranno sottoposte al consenso di tanti i tempi saranno sempre lunghi».
Serve del sano decisionismo?
«Insieme a una seria riforma istituzionale. Un’Italia con novemila comuni (settemila abitanti in media) e oltre cento province non può garantire scelte rapide. E la Toscana non fa eccezione. Anzi, qui il tasso di litigiosità è più alto».