Napolitano «sferza» i partiti

… una vera e propria accusa ai partiti INCAPACI DI AUTORIFORMARSI E DI NON APRIRE AI GIOVANI (ovviamente quelli veri non certo i CLONI di quelli che storicamente hanno ricoperto posti di potere negli anni).

UN MESSAGGIO CHE STIAMO DIFFONDENDO, EC CON QUESTO SPERIAMO DI NON PECCARE DI PRESUNZIONE,  DA ANNI NEL NOSTRO PAESE E CHE CONTINUEREMO A RIBADIRE NEL FUTURO.

A vedere le manovre elettorali in corso siamo certi CE NE E’ ASSOLUTO BISOGNO!!!!

Infatti a Scanno i politici “professionisti” per salvare le loro rendite di posizioni non hanno trovato di meglio che UNIRSI COMPATTI.

 Auspichiamo che chi ha per anni predicato il rinnovamento ci ripensi.

 

 

 

ROMA.
Le sue parole irrompono in un clima già da campagna elettorale – almeno per il Pd impegnato nella corsa delle primarie – ma non sono nuove. È un chiodo fisso di Giorgio Napolitano sferzare i partiti, chiedere che smettano piccole logiche opportunistiche e si aprano ai giovani ma ieri proprio per un’atmosfera pre-elettorale, sembravano più brucianti. «La politica è in affanno, vive un ripiegamento, un immeschinimento, una degenerazione morale, c’è una perdita di autorità dei suoi principali attori, i partiti». Una dopo l’altra, le accuse sono risuonate in quella sala che ospitava il Festival della politica organizzato dalla Fondazione Pellicani a Mestre. Napolitano l’aveva già pronunciato il suo j’accuse in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, quando a Pesaro puntò il dito senza freni contro i partiti. Ma quella volta come ieri, ha spiegato bene che senza partiti non ci può essere democrazia. «Nessuna nuova o più vitale democrazia potrà nascere dalla demonizzazione dei partiti».
E questo è il cortocircuito perché le forze politiche «arroccate in una mera gestione del potere, impoverite dagli ideali» non riescono poi a garantire un sano svolgimento della vita democratica e partecipativa. Ecco perché Napolitano ripete ancora le stesse ricette con un’unica eccezione: ieri non ha voluto toccare il tema della legge elettorale forse per la delicatezza di un momento in cui si sta cercando un accordo. Tocca invece il tema della «regolamentazione in senso democratico» dei partiti, la riforma dell’articolo 49 e di una «revisione del sistema di finanziamento» e soprattutto di un «rafforzamento delle normative anticorruzione».
Tutte indicazioni che non nascono solo dal Colle ma che sono state promesse dai partiti agli elettori ma ancora disattese. Così come disatteso è stato il processo di rinnovamento, anche generazionale. «Cercate, giovani, ogni arco per far sentire e valere le vostre ragioni». E poi l’affondo: «Sappiano le forze politiche che banco di prova per tutte è la capacità che dimostreranno di aprire spazi di partecipazione per le giovani generazioni». Anche questa sua attenzione ai giovani non è di ieri. Lo stesso appello ai ragazzi, con molta commozione, lo fece il 23 maggio scorso all’Aula bunker di Palermo ricordando il sacrificio di Falcone e Borsellino. Ma ieri il clima era un altro e questo ha favorito qualche malignità: nel Pd ma anche nel Pdl, più di un deputato ha visto un riferimento alle primarie e alla sfida di Renzi contro Bersani e i vecchi big. In realtà Napolitano ha intrecciato il suo appello ai partiti, al loro rinnovamento, alla causa europeista (vedi pag.7) perché, ha detto «è attraverso l’Europa che la politica può riguadagnare forza di partecipazione anche tra i giovani». Ma il suo allarme va alla disoccupazione «è il problema più grave che abbiamo».
Ma le sue sferzate sono verso il cambiamento che però, nei partiti, non si vede. Si vede invece nelle nuove formazioni, nei nuovi strumenti di relazione su cui il capo dello Stato ha solo un appunto da fare. «Bene che ci siano nuove formazioni politiche e nuovi movimenti a rinnovare la politica purché non facciano solo protesta». Insomma, è l’aspetto solo demolitorio che non convince. «Al rinnovamento possono contribuire nuove forme di comunicazione e di partecipazione politica, se vi si fa ricorso in modo responsabile e trasparente. Né si può restringere l’attenzione ai partiti già in campo, ignorando nuovi movimenti capaci di raccogliere delusioni e aspirazioni dei più giovani». Anche qui l’attualità preme: ci si può leggere il fenomeno del grillismo, o del “renzismo”. «Se non vogliono marginalizzarsi e rimanere irrilevanti, questi nuovi soggetti non devono rinchiudersi in una logica esclusivamente protestataria, preoccupati soltanto di chiamarsi fuori dall’assunzione di comuni responsabilità europee. E vediamo bene questi fenomeni in Italia». Inutile dire che i plausi a Napolitano sono stati trasversali. «Discorso di grande visione che propone una vera sfida alla politica», diceva Pierluigi Bersani così come Maurizio Lupi del Pdl «la dobbiamo raccogliere, non può vincere il populismo». Il banco di prova immediato sarà l’accordo per la legge elettorale: se ci sarà e se sarà davvero un superamento del Porcellum o solo un piccolo maquillage.

Napolitano «sferza» i partitiultima modifica: 2012-09-07T19:45:00+02:00da vivrescanno
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