Comune unico, il no di Carrara

 FONTE : RETE5.TV

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 SULMONA – Antonio Carrara (foto), presidente della Comunità montana peligna, si dice favorevole alla proposta di comune unico lanciata dal Movimento ripensiamo il territorio e in una lettera si dice disponibile a incontri futuri, ribadendo però il suo no al comunie unico, che è cosa diversa dalle aggregazioni di Comuni e dalla compartecipazione di servizi.
Di seguito il testo della missiva di Carrara.
 

 



Al Movimento Ripensiamo il territorio

e pc.

Ai Sindaci del Territorio
Al Presidente Confindustria L’Aquila
Al Presidente ANCE L’Aquila
Ai Presidenti Comunità Montane
All’Assessore Regionale agli Enti Locali Avv. Carlo Masci
Al Presidente Consiglio regionale d’Abruzzo Avv. Nazario Pagano
Al Ministro Coesione Territoriale

Oggetto: Fusione comuni e Fondi comunitari 2014-2016

“Ho ricevuto la vostra mail in cui vengo informato del riscontro alla vostra nota da parte della segreteria del Ministero per la Coesione Territoriale e vi informo della mia totale disponibilità a partecipare a eventuali incontri.
Colgo l’occasione per esprimere alcune mie considerazioni sulle proposte che voi avanzate. Considero utile una discussione e un confronto aperto sulla riorganizzazione di un territorio; considero sommamente sbagliato associare questo ad una parola d’ordine come quella del Comune unico del Centro Abruzzo. Il nostro territorio ha perso già vent’anni ad inseguire la proposta non realizzabile e non realizzata della Provincia di Sulmona, evitiamo oggi di perdere i prossimi vent’anni ad inseguire l’idea del Comune unico del Centro-Abruzzo, che considero irrealizzabile e sbagliata. Scusate la franchezza, ma come si può parlare di Comune unico su un territorio che va da Pescasseroli a Brittoli? Le parole hanno un senso e un territorio così fatto, ben più grande e con molte difficoltà in più dell’attuale provincia di Pescara, non può essere chiamato comune, per quello che oggi lo intendiamo e definiamo.
Altro è discutere di possibili fusioni tra comuni limitrofi o di unioni di comuni, strada verso la quale bisogna andare, avendo cura di non dimenticare che le decisioni vanno prese dai cittadini direttamente interessati e non solo e non tanto per le convenienze economiche, ma per la possibilità di garantire i servizi e di garantirli nel modo migliore. Lo scetticismo diffuso rispetto alle fusioni e alle unioni ha sicuramente elementi di conservazione, ma non si può non riconoscere che sui nostri territori la scarsa fiducia negli accorpamenti di servizi deriva dal fatto che quasi sempre hanno coinciso con un peggioramento degli stessi. La motivazione e il criterio per l’aggregazione dei comuni non può e non deve essere solo economico: ci vogliono altri criteri. Personalmente sono convinto che non si possa fare a meno di criteri costituzionali di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, ai quali aggiungerei quelli indicati in un articolo di qualche mese fa da Monsignor Bruno Forte: “rappresentanza, prossimità e gratuità (i primi due costitutivi del cosiddetto “principio di sussidiarietà”, che ispira ogni sana articolazione dello Stato attraverso la valorizzazione dei poteri e delle responsabilità locali)”.
Dunque, sì a ripensare il territorio, partendo da quello che abbiamo già fatto, sì a discutere laicamente di aggregazioni di comuni, no al Comune unico.
Per quanto riguarda l’idea di una proposta da collegare alla programmazione dei Fondi Comunitari 2014-2020, e in particolare al progetto per le aree interne che il Dipartimento per la Coesione e lo sviluppo ha lanciato da qualche mese, credo sia interessante che su questo territorio si avvii una fase di confronto a partire dalle esperienze già effettuate. Non esiste però alcun nesso tra una progettualità da esprimere a livello locale e il Comune unico. Lo stesso Ministro Barca nel suo intervento a Sulmona ha sostanzialmente indicato la necessità di una rete di comuni che in nessun caso significa necessariamente comune Unico. Il modello verso cui ci orienta, come è naturale nella logica europea, è quello fortemente centrato sullo sviluppo locale condotto dalla comunità, dove per comunità ci si riferisce ai poteri pubblici locali che collaborano con gli interessi organizzati del territorio. Lo abbiamo già fatto nel passato con i programmi Leader, con il Programma Equal, con il Patto territoriale, con i Progetti integrati territoriali, lo possiamo fare di più e meglio nel futuro, soprattutto se dal Governo nazionale viene un forte impulso ad occuparsi delle aree interne e di montagna, per le quali, ormai da anni, manca una qualsiasi politica”.

Comune unico, il no di Carraraultima modifica: 2013-02-22T19:08:00+01:00da vivrescanno
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