Scanno, intitola Via Roma, già Via De Angelis, a Henry Mancini musicista con radici scannesi

In questi giorni vogliamo ripercorrere  il percorso del grande musicista a partire dalle sue origini .  La ricerca ci è stata messa a disposizione dal consigliere Nannarone
Henry Manciniimage

Le origini scannesi di Henry Mancini, nome d’arte di Enrico Nicola Mancini (Cleveland, 16 aprile 1924 – Beverly Hills, 14 giugno 1994)

Per ricordare ed onorare la figura del nostro musicista-compositore, il Comune di Scanno ha inteso dar corso all’evento “The Pink Week”, celebrativo di Henry Mancini,  figlio di Quintiliano Mancini, nato a Scanno il 13 marzo 1893, “nella casa posta in via De Angelis al numero quattordici, da Adelina Ciarletta tessitrice moglie di Achille Mancini pastore ambi residenti in Scanno”,  ed emigrato negli Stati Uniti d’America nel 1910 all’età di 17 anni, dove si era unito in matrimonio con Anna Pece, anch’essa di originari italiane, nata in Italia intorno al 1894 da Nicola Pece.

Quintiliano, era il secondo dei quattro figli avuti da Achille Mancini, dopo il matrimonio con Adelina, celebrato il 28 luglio 1888.   I fratelli di Quintiliano erano Luigi nato il 5 maggio 1889 (emigrato in America il 1° settembre 1907), Enrico nato l’8 luglio 1896, e Maria Rosaria nata il 1° maggio 1900.

Quintiliano è nato, presumibilmente, nella stessa casa dove abitava il bisnonno Giuseppe, domiciliato in “Strada Vicenna”, e dove era nato il 14 giugno 1831 il nonno materno Giovanni Ciarletta, anch’egli contadino.

Quintiliano ed i suoi fratelli rimasero ben presto orfani del padre Achille, deceduto nella notte dell’11 gennaio 1901 a soli 45 anni, ad Anversa, dove svolgeva l’attività di contadino e dove era domiciliato “nella casa posta in Via Santa Maria delle Grazie”.

La madre di Quintiliano, Adelina, sposata in seconde nozze il 7 giugno 1913 con Tarullo Pasqualantonio, morì il 20 ottobre 1947 a Scanno, nella sua abitazione in Via Istofumo, al civico cinque.

Scarne sono le notizie che abbiamo sulla vita di Quintiliano Mancini, dopo il suo arrivo a New York, il 3 ottobre 1910.  Di lui sappiamo che poco più che un adolescente, a soli 17 anni, era partito da Napoli con la nave Moltke verso gli Stati Uniti per un viaggio con biglietto di solo andata, pagato dalla madre Adelina, portando via con sé uno straordinario gene musicale.

«Mio padre era un individualista. Era nato a Scanno, una cittadina degli Abruzzi, a NordEst di Roma, sulle montagne». Così Henry Mancini parla del padre Quintiliano nella biografia “Did they mention thè music?” scritta insieme a Gene Lees e pubblicata nel 1989 dalla Contemporany Books di New York.

Quintiliano Mancini, che troviamo nei documenti degli Stati Uniti indicato sempre con il nome Quinto, come lo indica anche Henry Mancini, riferendo “sappiamo che era il quinto figlio in famiglia”, si trasferì a Boston, dove trovò impiego in una fabbrica di calzature, poi a Cleveland (Ohio) e infine in Pennsylvania, per un definitivo impiego nelle acciaierie della città di Aliquippia.  Sappiamo che è deceduto in Los Angeles il 9 novembre 1963 e che la sua occupazione era quella di “steelworker”, metalmeccanico.

Quanto riferito da Henry Mancini nella sua biografia ci fa capire che Quintiliano era molto riservato e poco disposto a fornire al figlio le notizie della sua vita, se è vero che, a proposito di suo padre, lo indica come “il quinto figlio in famiglia” e continua: «Alcuni suoi fratelli divennero professionisti in Italia, ma io non ne ho incontrato nessuno. Da quanto ho potuto capire, era stato mandato a vivere da un suo zio per qualche tempo. Quando aveva dodici o tredici anni decise di emigrare. Mi sono rotto il capo per molti anni per capire il perché di quella decisione e come fece a scendere dalle montagne, e sto parlando di grandi montagne, giù a Roma e di qui a Napoli per imbarcarsi e quindi arrivare a Detroit e infine a Boston, dove lavorò in una fabbrica di calzature. Tutto da solo! Tutto ciò avvenne nel 1910/1911. … Era stato sempre indipendente e in qualche modo non di stampo italiano. Mentre gli altri genitori lottavano per inserire i propri figli nelle acciaierie, mio padre desiderava che io stessi lontano da esse. Gli altri padri italiani a West Aliquippia erano contenti del loro lavoro e della loro sorte nella vita e si sarebbero dati pensiero per il fatto che a me dava lezioni di musica. Lui avrebbe risposto “va bene, vedrete. Voi fate come vi pare ed anch’io”.

“Era il suo atteggiamento. Ci sono stati molti punti oscuri nella vita di mio padre. D’altra parte non parlava molto. Come cominciò questo ragazzo a suonare il flauto? Come avvenne che suonava il flauto (e io so che per un po’ di tempo suonò in modo professionale) e finì poi con l’andare a lavorare nelle acciaierie?  Era alto un metro e 65 circa, forte fisicamente. Doveva esserlo per forza dal momento che aveva lavorato in una acciaieria per la maggior parte della vita. Mia madre parlava inglese correttamente, nonostante parlasse spesso in italiano, essendo cresciuta da piccola in America, mentre mio padre aveva un leggero accento. Credo che abbia imparato a leggere e a scrivere da autodidatta appena arrivato, così come aveva imparato a suonare il flauto”.

“Aveva un vecchio flauto con smerigliato un’imboccatura nera e due punti di madreperla su entrambi i lati. Deve aver avuto un potente “gene” dentro che gli dava quella determinazione artistica. Nessuno dei suoi fratelli ne era dotato manifestatamente. Mio padre aveva una sorella, Maria Rosaria, nata il 3 maggio 1900, sposata con Eustachio Silla, morta a Scanno il 20 dicembre 1969. Uno dei fratelli del padre si chiamava Enrico, nato il 9 luglio 1896; suppongo che avesse un grande affetto per lui per darmi lo stesso nome. Enrico morì in Jugoslavia durante la Prima Guerra Mondiale. Un altro fratello, Luigi, nato il 5 maggio 1889, era emigrato in America a soli 18 anni, dove arrivò il 1° settembre 1907. Morì in un incidente sul lavoro a Stenbenville, nell’Ohio. Mio padre però non ebbe mai contatti con la sua famiglia e non ce ne parlò mai. Neanche del precedente Enrico Mancini che era morto in Jugoslavia. Tutto ciò era parte del mistero su mio padre. Come aveva imparato a suonare il flauto e dove? Provo ad immaginarlo seduto in una stanza che si esercitava. Tutto deve essere avvenuto dopo la prima guerra, quando Enrico fu ucciso».

Scanno, intitola Via Roma, già Via De Angelis, a Henry Mancini musicista con radici scannesiultima modifica: 2017-05-29T07:57:58+02:00da vivrescanno
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